Assente da un po’, Nube entra in doppia cifra raggiungendo circa il 20% del suo tragitto. Niente male per i nostri ritmi. Tutto merito della dedizione di mindphone, che l’ultimo Lucca Comics ha persino investito di tasca in una enciclopedia sui mostri e le leggende del folklore giapponese. Grazie a lei questa news può trasformarsi, dalle solite facezie normalmente farina del mio sacco, in un piccolo saggio sugli yokai, ed in particolare quello del secondo episodio che vi proponiamo oggi, argomento chiave del quale sono il Sai no Kawara e la divinità di Jizo.
Oggi in Giappone sono molto comuni le statue di Jizo presso i templi e sono molte le località che prendono il nome Sai no Kawara, ma da dove derivano?
Analogamente al Limbo dantesco, che ospitava tra gli altri anche i bambini morti prima di nascere, un’antica credenza giapponese racconta che i bambini morti prima della nascita non accedano al Paradiso ma restino confinati in un luogo misterioso, al confine tra il mondo fisico e quello non fisico, sulle rive del fiume Sai (Sanzu per i buddisti).
I precetti buddisti affermano che gli uomini che vogliono raggiungere il Cielo debbono realizzare delle buone azioni durante la loro vita, alla fine della quale potranno attraversare il fiume in questione. I bambini che muoiono prima di nascere o comunque senza aver avuto il tempo di accumulare sufficienti meriti per poter varcare il Sai, secondo i giapponesi, devono espiare la colpa di aver fatto soffrire i loro genitori a causa della loro morte e la loro condanna li trattiene a riva impedendogli di passare sull’altra sponda.
Solo Jizo (il dio protettore di questi bambini) li può aiutare, tramite la costruzione di torri di pietra che i poverini possono scalare per raggiungere finalmente il Cielo.
Nell’episodio avremo modo di confermare che per quanto le nostre culture siano diverse c’è sempre qualcosa che ci accomuna: lo stronzo che arriva a guastarti la festa. Nello specifico il Jizo Gyaku, “Jizo Cattivo”, che gioca un ruolo ovviamente opposto di quello buono.